● Povertà sanitaria in crescita e ruolo del terzo settore
La rivista “medico e paziente” ha pubblicato i dati del dodicesimo rapporto dell’Osservatorio sulla povertà sanitaria di Fondazione Banco Farmaceutico, commentati dal direttore scientifico dell’Osservatorio, il sociologo dell’Università Cattolica Luca Pesenti. Ecco una sintesi.
In Italia la povertà sanitaria non è più un fenomeno marginale né confinato alle aree più fragili del Paese. Oggi coinvolge anche una parte, in crescita, del ceto medio. Il 24% delle famiglie povere e il 3,7% delle non povere ha rinunciato alle cure nell’ultimo anno.
Al centro di questa frattura si trovano i medici di medicina generale, primo presidio ma spesso privi degli strumenti per intercettare chi è fuori dai percorsi di cura. Il ruolo del terzo settore e le sfide della nuova sanità territoriale diventano così cruciali.
Secondo Pesenti la rilevante riduzione della spesa sanitaria tra le famiglie più povere indica che la scarsità di risorse costringe a concentrarsi sui bisogni più urgenti, legati alle acuzie. Parallelamente, osserviamo un calo costante della spesa in prevenzione, riabilitazione e ausilii sanitari. La prevenzione, pur essendo in parte gratuita, soffre di scarsa adesione da parte delle fasce socio-economiche più fragili, spesso per ragioni di informazione e barriere culturali. La gran parte della riabilitazione, degli ausilii e anche di alcune prestazioni preventive è invece a pagamento, ed è qui che si concentrano i tagli.
La geografia della rinuncia, continua Pesenti, ricalca in buona parte quella della povertà assoluta. Nel Mezzogiorno oltre un quinto della popolazione riferisce di aver rinunciato a una o più cure nell’ultimo anno. I dati regionali disponibili non permettono letture più dettagliate, ma è plausibile che nelle grandi città le diseguaglianze di accesso siano ancora più evidenti.
In questo contesto il terzo settore svolge una funzione fondamentale ma non “compensativa” delle mancanze del servizio sanitario nazionale, quanto piuttosto parallela. Il non profit sanitario - argomenta Pesenti - è sempre esistito e cresce di pari passo con l’intero settore non profit, senza un vero rapporto di sostituzione rispetto alla sanità pubblica.
Oggi parliamo di oltre dodicimila organizzazioni sanitarie non profit, in larghissima parte di natura non ospedaliera, molte delle quali altamente professionalizzate e impegnate nell’assistenza alle persone più fragili. È un vero e proprio servizio sanitario solidale parallelo al pubblico, che necessita di un riconoscimento più chiaro e di un’integrazione strutturata.
Il welfare sociale dei Comuni, che è diventato un sistema misto in cui pubblico e terzo settore ormai co-programmano e co-progettano, offre un modello di riferimento alla sanità. L’importante è che il pubblico continui a mantenere un ruolo di regia e finanziamento, per evitare derive privatistiche. Ma è possibile e necessario, dice Pesenti, costruire un modello in cui sanità territoriale, medicina generale e terzo settore lavorino insieme in modo stabile.
In questo quadro le Case della Comunità, ancora in gran parte contenitori vuoti, possono diventare reali centri di presa in carico delle fragilità? Pesenti osserva che secondo i dati Agenas aggiornati alla metà dell’anno, solo il 38% delle Case di Comunità previste risulta aperto con almeno un servizio attivo e solo una piccolissima parte di queste strutture prevede la presenza qualificata del terzo settore.
Il modello originario del PNRR si è rivelato troppo astratto. Sembra più efficace immaginare una relazione diretta tra i medici di medicina generale e le Case della Comunità, dove gli specialisti ospedalieri prestano servizio a rotazione. In questo modo il MMG può inviare il paziente direttamente lì, creando un’alternativa credibile agli invii verso l’ospedale o pronto soccorso.
Per quanto riguarda il terzo settore, la Casa della Comunità potrebbe diventare il luogo ideale per integrare in modo stabile attività già presenti sul territorio ma oggi troppo spesso non in rete, come gli interventi per la popolazione migrante, gli ambiti della salute mentale, le iniziative di prossimità che molte organizzazioni svolgono da anni.
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