● ISTAT: medici e infermieri
nodi critici della Sanità
Nei lavori preliminari alla manovra di bilancio per l’anno 2026 Istat, Banca d’Italia e altri istituti sono stati, come di consueto, auditi dalle commissioni Bilancio di Camera e Senato. Grande rilievo hanno avuto sui media gli aspetti fiscali emersi da queste audizioni. Minore interesse hanno suscitato gli aspetti sanitari, illustrati dall’Istat. Ecco in sintesi il quadro tracciato dall’Istituto nazionale di statistica.
La Sanità italiana si trova in una fase cruciale: cresce la spesa pubblica, ma restano gravi criticità sull’accesso alle cure e sul ricambio del personale.
Nel 2024 la spesa sanitaria complessiva ha raggiunto 185,1 miliardi di euro, con una crescita nominale del 3,3% rispetto all’anno precedente. Di questi, 137,5 miliardi provengono dal settore pubblico, pari al 74% del totale, mentre la spesa diretta delle famiglie è stata di 41,3 miliardi e circa 6,4 sono coperti da assicurazioni.
Nel quinquennio 2019-2024 la spesa pubblica è cresciuta in media del 3,8% l’anno, più rapidamente rispetto a quella delle famiglie (+2,2%). Aumentano anche le coperture volontarie per le assicurazioni e le istituzioni senza scopo di lucro.
Resta però preoccupante la struttura del personale sanitario. L’Italia ha la quota più alta di medici anziani in Europa: il 44% ha più di 55 anni e oltre uno su cinque supera i 65. I medici in attività sono circa 320mila, ma quelli che si occupano di medicina generale sono in calo: 37.983 nel 2023, il 60% con più di 60 anni. Sul fronte infermieristico, abbiamo 405mila infermieri in servizio, pari a 6,9 per mille abitanti contro gli 8,3 della media europea. Il rapporto infermieri/medici è di 1,3 (media Ocse (2,5). Un terzo degli infermieri ha tra 45 e 54 anni e uno su quattro ha già superato i 55.
E’ inoltre peggiorato l’accesso ai servizi. Nel 2024 quasi un italiano su dieci (5,8 milioni di persone, contro 4,5 milioni del 2023) ha rinunciato a visite o esami diagnostici. Le liste d’attesa restano la causa principale, seguite da difficoltà economiche e logistiche. Il fenomeno colpisce soprattutto donne e anziani e mostra un aumento uniforme in tutto il Paese: dal 2-3% del 2019 si è passati a valori sopra il 6-7% in tutte le aree geografiche.
Infine, un focus su Alzheimer e demenze senili. Nel 2024 il 4,7% degli over 65 che vivono in famiglia era affetto da queste patologie, con prevalenza doppia tra le donne rispetto agli uomini. Nel 2022 i decessi attribuiti a demenze e Alzheimer sono stati 37.127, pari al 5% della mortalità totale e in costante aumento da un decennio. Nonostante l’aumento dei fondi previsti nel bilancio 2026 per rafforzare il Servizio Sanitario Nazionale e sostenere il personale, i dati Istat indicano dunque che le disuguaglianze territoriali e la carenza di risorse umane restano gravi criticità del sistema.
COMPLETA IL QUADRO UNA DETTAGLIATA ANALISI DI MILENA GABANELLI (CORRIERE DELLA SERA) CHE SPIEGA PERCHE’ MALGRADO I FINANZIAMENTI PREVISTI NELLA LEGGE DI BILANCIO 2026 MANCHINO ALLA SANITA’ QUASI 7 MILIARDI
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