● Rapporto Caritas 2022
Cresce la povertà in Italia
La povertà in Italia può ormai dirsi un fenomeno strutturale: tocca quasi un residente su dieci, contro 3 su 10 quindici anni fa.
Il Rapporto nazionale sulle povertà di Caritas, anticipato quest’anno rispetto alla tradizionale scadenza autunnale, offre un prezioso spaccato sui volti della povertà del nostro tempo.
Nel 2022 nei soli centri di ascolto e servizi informatizzati (complessivamente 2.855) le persone incontrate e supportate sono state 255.957. Rispetto al 2021 si è registrato un incremento del 12,5%, in gran parte legato alla guerra in Ucraina. Tuttavia se si esclude “l’effetto guerra” il trend è comunque di crescita del 4,4%. Complessivamente l’incidenza delle persone straniere si attesta al 59,6% (era al 55% nel 2021) con punte che arrivano al 68,6% e al 66,4% nelle regioni del Nord-Ovest e del Nord-Est.
Non si tratta soltanto di nuovi poveri: quasi il 30 per cento delle persone è infatti accompagnato da più di 5 anni. A chiedere aiuto sono donne (52,1%) e uomini (47,9%). L’età media si attesta a 46 anni. Complessivamente le persone senza dimora incontrate sono state 27.877 (+ 16% rispetto al 2021). Forte risulta essere la relazione tra povertà e bassa scolarità. Tra gli assistiti prevalgono infatti quelli con licenza media inferiore che pesano per il 44%. Con i possessori della sola licenza elementare (16,2%) e chi risulta senza titolo di studio o analfabeta (6,3%), si arriva a due terzi dell’utenza. Tra gli italiani la stessa percentuale sale al 75,6% e tra loro non fanno eccezione i giovani. Le persone di cittadinanza straniera possiedono mediamente titoli di studio più elevati, ma hanno problemi legati al riconoscimento legale delle loro licenze.
Cresce leggermente l’incidenza dei titoli più elevati, segnale di una povertà che diventa in qualche modo sempre più trasversale. Strettamente correlato ai livelli di istruzione è infine il dato sulla condizione professionale. A chiedere aiuto sono per lo più persone che fanno fatica a trovare un lavoro, disoccupati o inoccupati, e in seconda istanza occupati che sperimentano comunque condizioni di indigenza (22,8%). Quest’ultimo dato riflette il fenomeno dei lavoratori poveri, particolarmente incisivo nel nostro Paese.
Appare sempre più marcato il peso delle povertà multidimensionali: nell’ultimo anno il 56,2% degli assistiti ha manifestato due o più ambiti di bisogno (54,5% nel 2021). Prevalgono le difficoltà legate a uno stato di fragilità economica e i bisogni occupazionali e abitativi. Seguono i problemi familiari (separazioni, divorzi, conflittualità di coppia), di salute (disagio mentale, problemi oncologici, odontoiatrici) o legati ai processi migratori.
n.2023/9 - Ufficio stampa MVI S. Pravettoni |