Questa è stata la mia prima collaborazione con Medici Volontari Italiani nel dispensario gestito dalle Piccole Serve del Sacro Cuore di Gesù ad Ambatondrazaka.
Vivendo a Trieste ho fatto la conoscenza degli altri componenti del gruppo all’aeroporto di Parigi, scalo intermedio.
Occorrono oltre dieci ore di viaggio per arrivare ad Antananarivo e, dopo un breve volo interno, atterriamo finalmente all’aeroporto di Ambatondrazaka dove troviamo ad attenderci Suor Luciana con suoi collaboratori ed un gruppo di bimbi accorsi per vedere il piccolo aereo.
Una breve colazione e scendiamo al Dispensario, percorrendo la via principale piena di botteghe di ogni tipo, ”street food” locali, venditori di carbone…..
Prendo visione della stanza dove si preparano i pazienti per la sala operatoria e dove lavorerò come anestesista; incontro il personale che mi aiuterà: la giovane infermiera Luva, che si rivelerà precisa, attenta e pronta ad apprendere nuove nozioni, la sorridente e laboriosa Suor Isabelle (che fortunatamente parla italiano) e Oliva.
Con la loro collaborazione verifico i farmaci ed i presidi per l'anestesia.
Diversamente da quanto mi aspettavo, essendo la mia prima esperienza professionale in paesi non industrializzati, non riscontro lacune nelle dotazioni a disposizione.
Il giorno successivo colazione alle 7 e poi al dispensario, dove un notevole numero di pazienti ci aspetta sotto la tettoia che funge da sala d’attesa.
Gli oculisti si organizzano dividendo il lavoro tra l’attività chirurgica e quella ambulatoriale.
Dopo l'interruzione di 6 mesi circa, è necessario fare un briefing fra colleghi ed infermieri per la verifica dello strumentario e dei presidi, quindi si inizia con gli interventi.
Il mio compito sarà gestire la lista operatoria, effettuare una rapida e mirata valutazione dei pazienti, informarli brevemente su come avverrà l’intervento al fine di tranquillizzarli e, naturalmente, effettuare l'anestesia peribulbare.
La maggior parte degli operandi parla solo malgascio ed io mi esprimo in un rudimentale francese: per fortuna Suor Isabelle mi soccorre nei momenti di crisi! Non solo mi aiuta traducendo, ma mi insegna ad interpretare gestualità e toni della voce, facendo da ponte fra due culture così diverse.
Dopo aver praticato l'infiltrazione di anestetico locale seguo l'intervento al microscopio operatorio e mi rendo conto, con stupore ed emozione, che le diverse fasi dell’operazione si svolgono come nelle nostre super tecnologiche sale operatorie!
I giorni trascorrono velocemente e l'attività operatoria procede senza intoppi; parallelamente continuano le visite oftalmologiche ed i controlli postoperatori.
Alla fine dei 10 giorni sono stati effettuati 83 interventi, per la maggio parte cataratte, ed oltre 400 visite specialistiche.
L'ospitalità offertaci con semplice generosità dalle Suore è da privilegiati, se si considerano le difficili condizioni del mondo circostante. In particolare la cucina ci offre in abbondanza riso, verdure, carne di zebù e frutta tropicale.
Arriviamo all'ultimo giorno di lavoro, durante il quale viene effettuato il controllo finale agli operati e che sarà per me non privo di sorprese.
Mentre gli oculisti visitano i pazienti, io collaboro con Speranza, moglie di Carlo e manager della logistica, all'inventario finale dei farmaci e presidi.
Finiti gli aspetti formali, inizia la vera sorpresa (almeno per me novello volontario ad Ambatondrazaka): a ritmo di musica e canti malgasci un gruppo di pazienti, come un serpente umano, si fa largo tra la folla per portarci i loro doni: semplici prodotti dell’artigianato locale, borse, cappelli e manufatti di legno, che in breve ci sommergono............
Dario D. Sabbadini
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